Questi anni che abbiamo vissuto assieme avranno un peso determinante nella risposta che dovrò dare
La forza del futuro
Il 4 luglio 1992 Paolo Borsellino saluta i colleghi di Marsala. È l’ultimo suo discorso pubblico, che (me ne vergogno un po’) non conoscevo.
Mi ha colpito moltissimo, perché fa emergere con forza l’uomo Paolo, lo porta davanti a noi con tutto il suo dolore, i suoi dubbi e anche l’amore per i luoghi, le persone e il lavoro.
C’è dentro un elemento che ho trovato straordinario, di cui avevo bisogno (e penso molti altri): il futuro.
A Fiammetta, Lucia e Manfredi
«Questo incontro avviene dopo diversi mesi che io sono andato via dalla Procura di Marsala; avviene così tardi per colpa mia, perché il lavoro che mi ha preso pesante e impegnativo a Palermo ha fatto sì che io più volte pregassi i colleghi che volevano farmi questo saluto a postergarmi una data. E purtroppo in questo periodo è avvenuto qualcosa che fa sì che io oggi vi ringrazio per queste parole di affetto (…).
Vi ringrazio come uomo profondamente cambiato, nonostante siano trascorsi pochi mesi da quando sono andato via da Marsala. Voi sapete perché, lo immaginate perché sono profondamente cambiato, perché abbia detto con convinzione i nuovi commenti che ho sentito di dover fare dopo questa tragedia che ha sconvolto la nostra patria, la nostra Sicilia e noi tutti.
Tragedia che, come ho detto, mi ha fatto temere e mi fa temere ancora di aver perduto l’entusiasmo. Spero che questo entusiasmo mi ritorni (… ). Ritrovarmi con le persone con le quali ho passato la bellissima avventura della mia permanenza a Marsala mi ricorda l’entusiasmo con cui l’ho vissuta, e spero che questo entusiasmo, nonostante quello che è successo e che mi ha così profondamente colpito, mi ritorni anche nel nuovo incarico. Perché ne ho molto bisogno (…). Io sono venuto a Marsala per poter continuare un lavoro che avevo iniziato a Palermo con Giovanni Falcone, e nonostante è vero che ami profondamente il mare, al di là di qualche serata struggente passata in riva allo Stagnone parlando di lavoro con colleghi, poliziotti o carabinieri, delle bellezze di Marsala ne ho viste poche… Ho amato questa città, ma l’ho dovuta guardare e vedere quasi da lontano, attraverso il prisma che me la allontanava dai vetri blindati della mia macchina e del mio ufficio…
Se non fosse avvenuta quella tragedia che è avvenuta a fine maggio, oggi vi potrei dire qui che io sono ritornato a Palermo non soltanto arricchito dall’esperienza di Marsala, ma dalla convinzione che questa esperienza mi impegnavo a portarla a Palermo per trasformare, utilizzare in un ambito più vasto ciò che qui avevo sperimentato. Purtroppo quello che è avvenuto a fine maggio mi induce, e ritengo ci induca tutti, ad una riflessione, perché ancora forse neanche più sappiamo quello che facciamo dopo, quello che faremo dopo: io non so quello che farò dopo, perché la morte di Giovanni Falcone mi ha talmente colpito — come magistrato ma soprattutto, consentitemi, come uomo che ha vissuto con lui la sua vita fin da bambino — che oggi sono tanti gli interrogativi ai quali io non so dare risposta. Ma vi prometto che questi sei anni che abbiamo vissuto assieme, e questi momenti così commoventi che oggi stiamo vivendo assieme, per me ma ritengo anche per voi, avranno sicuramente un peso, e un peso determinante, nella risposta che io dovrò dare. Grazie».